DAMIANO PARONI
NONLUOGO
“Tra tutti questi luoghi, quelli che più mi interessano hanno la curiosa proprietà di essere in relazione
con tutti gli altri luoghi, ma con una modalità che consente loro di sospendere, neutralizzare e invertire
l’insieme dei rapporti che sono da essi stessi delineati, riflessi e rispecchiati“.
Perché non pensare al non luogo allora come una dimensione sospesa in cui tanti attori, vicende, bisogni,
si incrociano senza mai mescolarsi davvero? Il non luogo potrebbe rappresentare dunque
una sorta di terra di mezzo che: “accoglie nel momento di smarrimento il viaggiatore,
ma a lungo andare reifica l’essenza identitaria dell’umanità sacrificandola
sull’altare della globalizzazione” (Michel Foucault).
Questa definizione di Foucault spiega perfettamente il lavoro dell’artista Damiano Paroni
che si esprime nel rapporto tra artista e luogo di ispirazione, lo spirito del tempo,
ma anche dello ”genius loci”, i luoghi hanno un’anima da cui sviluppano le loro idee.
Il suo disegnare è un’esperienza di vita. Ogni disegno è parte della biografia interiore dell’artista.
Paradossi visivi, mutazioni delle forme, pluralità dei punti di vista, intrappolano lo spettatore
in un campo visivo ambiguo. Non per questo l’artista non è a contatto con il reale,
ma cerca di dominarlo, di incorporarlo attraverso i disegni e le strutture che costruisce.
Attraverso le sue opere ci mostra l’infinito che ci circonda, che è presente in ogni forma geometrica
misterioso ideale per decifrare il mondo.
Realizzare un’altalena che non può essere utilizzata, divertendosi, significa dunque costruire
qualcosa con cui sia possibile stabilire rapporti non soltanto di uso e funzionalità,
ma anche di natura psicologica, simbolica e poetica; permette di esaltare quei valori culturali
che consentono di uscire dalle rigide classificazioni formali, ma l’artista ci spiazza
perché a uno sguardo più attento le linee dell’altalena non sono altro che segni
che vanno a ricongiungersi con altri segni nello spazio e sulla parete,
le forme si smentiscono a vicenda esplorano la dimensione dell’incertezza e del limite.
L’artista ci fa vedere una messa in scena, illusoria dove lo spirito è libero dalla rappresentazione,
dove la libertà è assoluta, non vuole regole, ma si realizza nel disattenderle.
E troviamo ancora uno spiazzamento intellettuale, perché Paroni dà forma
al suo spazio-opera effimero con assoluto rigore mentale, geometrico e severo.
Nelle opere dell’artista troviamo spesso una sottrazione di peso, una ricerca di leggerezza,
un togliere peso che fa pensare a una ricerca di equilibrio rispetto alla rappresentazione delle vicende collettive e individuali della nostra realtà, a uno studio della sintonia tra il movimento del mondo
e il viaggio dell’uomo, ma il tono interiore dei suoi lavori ha un accento malinconico e solitario,
una ricerca della primarietà che si evidenzia nel segno grafico e pittorico messo in risalto dal gesto
e dal tratto spontaneo, inconscio, impulsivo.
L’artista guarda la realtà attraverso uno sguardo indiretto per creare una riflessione
sulla precarietà della visione realizzando dei luoghi che non sono mai luoghi determinati.
Rosetta Termenini
Photo: Alessandro Ferrari.
No reproduction without permission - Vietata qualsiasi riproduzione - PLACES NEVER ARE PLACES - Exhibition - 2024